Cosa fare quando i bambini sono arrabbiati?

Cosa fare quando i bambini sono arrabbiati?

immagine presa dal web

Facciamo l’esempio: tra i racconti dei genitori che incontro, spesso si dilaga l’esperienza sfiancante che si trovano a vivere già dalla mattina: il caos! Tendenzialmente si hanno i minuti contati e non di rado capita di essere addirittura in ritardo: tuo figlio non vuole vestirsi, lavarsi e all’ennesimo richiamo che gli rivolgi, finisce addirittura per arrabbiarsi sdraiandosi per terra e sbatacchiando i vestiti.

Altro scenario, il supermercato, la tolleranza verso il “no” che gli vieta di prendere il giocattolo avvistato nel reparto, fa scattare una piazzata isterica: ti senti sotto gli occhi di tutti e ti sembra impossibile riuscire a calmarlo.

Quante volte ti è capitato di rivederti in queste descrizioni? Sono assolutamente comuni ai genitori e anche se le energie che investi per gestire le bizze sono le migliori che hai a disposizione, spesso fallisci. Non sempre si hanno gli strumenti adatti per affrontare le crisi di rabbia dei bambini e questo ci spiazza, mandandoci in frustrazione e affaticamento. Non è facile comprendere i loro stati interni e la sensazione di essere impotenti è sempre dietro l’angolo rischiando di arrabbiarci a nostra volta e finendo per peggiorare le cose. Questa ultima affermazione è il perno sul quale si muovono le reazioni alla situazione contingente. La reazione del genitore ha un’influenza sul modo con cui il bambino apprende come stare con le proprie emozioni.

Non di rado i racconti dei genitori con i quali lavoro dichiarano di esperienze vissute con i figli in preda alla rabbia, dove oltre ad attivare pianti, urla e lanci di oggetti, non mancano occasioni in cui hanno pronunciato frasi di odio contro mamma e papà. Ricordo, in particolare, la mamma di una bimba di 5 anni, molto spaventata, che mi raccontò come la figlia, irata, le disse: “ti odio…spero che tu muoia”.

Affermazioni dure che possono spaventare molto un genitore o un caregiver, soprattutto perché spesso si tende a prenderle alla lettera ed a figurarsi un futuro delinquenziale infausto.

Sebbene frasi simili possano ferire molto chi le riceve, è fondamentale avere in mente che il bambino/a, dicendo “mamma/papà, cattiva/o, brutta/o, vai via”, sta in realtà comunicando la sua rabbia e frustrazione sfruttando le sue capacità, in base al suo grado di sviluppo linguistico e socio-emotivo; certi dichiarati da parte dei bambini probabilmente arrivano in reazione ad un limite posto dall’adulto, o magari alla negazione rispetto a qualcosa di desiderato, o conseguentemente all’averlo ripreso per un comportamento non adatto.

E’ importante, quindi, non prendere sul personale, né alla lettera ciò che i nostri bambini e bambine ci dicono quando provano emozioni intense. Del resto, sarà capitato a diversi, anche noi adulti, quando siamo molto arrabbiati potremmo dire parole che non pensiamo veramente.

Allo stesso modo, i nostri bambini sono “solo” arrabbiati e non pensano davvero che il genitore sia cattivo, né desiderano veramente che scompaia dalla sua vita. Semplicemente non hanno ancora acquisito un modo socialmente adeguato di condividere ciò che sentono.

Ma allora cosa possiamo fare?

Per prima cosa è bene considerare che varrebbe la pensa evitare di rimproverare il bambino o la bambina, poiché la probabile conseguenza sarebbe quella di innescare un senso di colpa, di insicurezza o di inadeguatezza. Noi siamo gli adulti e come tali, avendo competenze di autocontrollo, abbiamo il compito di aiutare i bambini a comprendere le proprie emozioni: è opportuno quindi assumere un atteggiamento accogliente ed ematico, aiutando il bambino a capire e decifrare la sua rabbia.

Potremmo per esempio iniziare dal verbalizzare l’emozione, traducendogliela attraverso frasi come “Lo vedo che ti senti molto arrabbiato…perché non hai potuto prendere quel giocattolo…ti capisco, quando non possiamo avere quello che desideriamo a volte fa proprio arrabbiare, succede anche a me”. Cercando di attivare un comportamento neutro e non giudicante, guidati dalla calma, aiuteremo il bambino a sentirsi compreso nella sua sensazione e rassicurato del fatto che comunque noi gli vogliamo bene anche quando è arrabbiato. Se notiamo che si lascia avvicinare, possiamo anche considerare di avere un contatto fisico e magari possiamo dichiarare che se lo desidera siamo disponibili ad abbracciarlo se questo lo farà stare meglio.

Tutte queste azioni, se attivate con la giusta calma aiuteranno il bambino a maturare il suo sviluppo emotivo!

Appare importante quindi che anche noi dobbiamo essere disponibili ad accogliere con disponibilità le emozioni di nostro figlio. Ma se non ci riuscisse, beh! poco male, capita a tutti di non essere al 100 e aggiungo, bene così! Come affermano gli studi, la perfezione è inutile: per crescere un bambino è necessario passare anche per momenti di sintonizzazione-rottura-riparazione della relazione creando un equilibrio che vede un’alternanza dove sarà importante, una volta calmati, tornare a fare pace con il bambino per recuperare la relazione. Può succedere di vivere momenti di scontro e quindi poi sarà bello ripristinare lavorando affinché sia possibile ritrovare sintonia.

Può anche succedere di aver bisogno di un aiuto: le emozioni ci sopraffanno e come genitori a volte è opportuno riflettere sui nostri punti deboli con l’obiettivo di comprenderli meglio, accoglierli e prendercene cura. Possiamo allora farci aiutare dall’altro genitore se è possibile, oppure rivolgerci ad un professionista.

Ci sono inoltre alcune informazioni che se tenute a mente, possono agevolarci il lavoro:

  • Il cervello del bambino è in via di sviluppo! La corteccia prefrontale, quella che ci aiuta a adattarci all’ambiente temperando le risposte dell’amigdala, completerà la sua formazione non prima dell’adolescenza. Questo porta i bambini ad avere impossibilità a controllare le proprie emozioni.
  • Non ha senso rimanere fissati sull’idea che il bambino faccia i capricci: fino ai 5/6 anni i bambini si esprimono in relazione a ciò che hanno come competenze, dunque ogni “bizza” è in realtà l’espressione di un bisogno e la crisi di rabbia è la conseguenza al mancato soddisfacimento di un bisogno. Ecco perché è importante aiutare il bambino a tradurre l’emozione concedendogli che può essere arrabbiato. I bambini non devono reprimere la rabbia, devono imparare a gestirla!!!
  • Quando permettiamo al bambino di esprimere le proprie emozioni, comunque non significa che possiamo concedergli tutto. La nostra azione di traduzione, verbalizzando l’emozione è importante: “Lo comprendo che non mangiare la caramella ti fa arrabbiare, ma adesso non è possibile”. Questo accompagna il bambino, con il tempo, a sviluppare competenze di autoregolazione.
  • Concedere al bambino di dire quello che sente e di raccontare quello che fa scatenare la sua reazione emotiva, gli permette di darsi il “permesso” al suo mondo emotivo: vivendo l’esperienza della riformulazione aiutiamo il bambino a riconoscere un comportamento più adeguato in autonomia.

Se la rabbia è tanta e non è disponibile a parlare, noi abbiamo comunque il compito di fargli comprendere che rimaniamo disponibili a parlare con lui e che ci saremo quando si sentirà pronto e che comprendiamo che adesso è arrabbiato. Ciò gli permetterà nuovamente di comprendere abbiamo capito la sua necessità, che siamo comunque presenti per lui e che gli vogliamo bene.

L’osservazione è fondamentale! Più siamo attenti e osserviamo i nostri bambini, più probabilità avremo di capire meglio se ci sono situazioni che alimentano la rabbia maggiormente: succede regolarmente dopo una certa ora, in certi contesti, situazioni, con certe persone etc. Conoscere le dinamiche ci permette eventualmente di prevenire situazioni potenzialmente difficili o di attivare le giuste attenzioni.

Olga

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