Rendere comune, far conoscere, far sapere; per lo più di cose non materiali: c. pensieri, idee, sentimenti; c. la propria scienza; c. il coraggio, il timore; riuscì a comunicarmi la sua ansia. Per estens., dire qualcosa, confidare: c. una notizia, un segreto; mi hanno comunicato la data del matrimonio; e con valore reciproco: comunicarsi le proprie impressioni. Quindi anche divulgare, rendere noto ai più: c. un avviso, un annuncio; la televisione ha comunicato la notizia.
Per comunicazione viene inteso quel processo e quella modalità che trasmette un’informazione da un soggetto ad un altro secondo delle regole che appartengono al codice utilizzato.
“Non si può non comunicare” è il grande assunto che P. Watzlawick[1] ci ha lasciato.
Nell’uso comune, il termine comunicazione, ha un senso decisamente ovvio; ma se ci soffermiamo a rifletterlo dal punto di vista concettuale, appare molto più difficile.
Comunicare comprende molti fenomeni e che tra loro non sono certo uguali. Se ci fermiamo a riflettere con attenzione, la comunicazione è il parlare con qualcuno, ma è anche la televisione, gli abiti che indossiamo, un testo scritto; è, cioè, tutto ciò che comprende la nostra vita sociale e fatta di relazioni.
Non è possibile dunque discostarsene. Comunichiamo per vivere e dunque viviamo per comunicare.
Tutto quello che riguarda la comunicazione, è parte integrante del nostro quotidiano, pertanto, si dimostra come prodotto ed espressione della struttura sociale.
In questo scritto, viene perciò presa in esame, al fine di comprenderla come la principale e la fondamentale delle interazioni che esistono tra gli individui, considerando che il fenomeno comunicativo, racchiude in sé un’ampia dimensione, la quale non è limitata al solo rapporto emittente-ricevente.
Andiamo più nello specifico del significato del termine. Comunicazione, trova una sua definizione nel senso di accomunare, mettere in comune, ovvero entrare in comunione con il soggetto altro da noi. Nel farlo, non consideriamo solo la valenza fisica, ma anche quella mentale e psichica. Questo significa accettare l’altro da noi, comprendere che ha una sua pienezza come essere umano ed è dotato di capacità di opinione, oltre ad essere al pari nostro, i quali siamo colore che emettono il messaggio. Questo comporta una delle caratteristiche più importanti del processo comunicativo: la considerazione dell’interlocutore. Tale soggetto è, appunto, da considerarsi al pari dell’emittente, dunque significa che deve essere accettato che l’altro ha una sua personale visione del mondo che molto spesso è diversa da quella di chi emette il messaggio. Si genera quindi, la colluttazione di due mondi simili, ma completamente diversi e in questo contesto, inevitabilmente i soggetti si ritrovano difronte a un promotore che vorrebbe comunicare le personali idee affinché vengano accettate in toto da chi le riceve, e davanti ad un ricevente che al contempo è attivo nel processo e dotato di una sua visione, è spinto dall’idea di non voler subire passivamente ciò che gli viene proposto. Ecco che da qui si generano le incomprensioni che costantemente si evidenziano nei rapporti sociali.
L’assioma di Watzlawick ci permette di affrontare un aspetto altro della comunicazione, il quale esula dal solo esclusivo impegno in ciò che riguarda gli aspetti fonatorio-verbali.
La comunicazione fa parte della vita. Tutti i comportamenti sono una forma di comunicazione, sia a livello implicito sia esplicito. Anche il silenzio trasmette un’informazione o un messaggio. Non esiste la possibilità di non-comunicare. Anche quando non facciamo niente, trasmettiamo qualcosa.
I soggetti che sono coinvolti e intraprendono un’azione comunicativa, sono anche impegnati nel gestirla: per tale motivo, si dice che hanno una competenza comunicativa.
Con questa definizione si intende la capacità che un soggetto ha nella produzione e nella comprensione dei messaggi. Inoltre, queste capacità, consentono, a loro volta al soggetto, di porsi in relazione con l’altro da sé.
Vediamo nel dettaglio quali sono le competenze che danno adito alla possibilità comunicativa. Senz’altro l’abilità linguistica, ma non solo, soprattutto una serie di abilità extra linguistiche di tipo sociale, in altre parole che si adattano al messaggio e alla specifica situazione.
Significa, dunque, essere in grado di utilizzare anche altri codici, come la mimica facciale, la cinesica macro e micro, la postura e la tonematica; senza però tralasciare codici legati a ciò che indossiamo. Tutti questi elementi risiedono sotto la macro-area della Comunicazione Non Verbale e della Comunicazione Simbolica.
Questi tipi di comunicazione, facilitano la miglior comprensione del fenomeno comunicativo interpersonale, in quanto rappresentano, assieme all’aspetto verbale, la base su cui si insediano le radici per la competenza comunicativa.
Il “linguaggio del corpo” inizia fin dagli esordi della vita. Ogni bambino infatti, fin dalla nascita, comunica attraverso un linguaggio fatto di gesti e movimenti del corpo e si evolve e affina accanto allo sviluppo di ogni individuo. La comunicazione non verbale è impiegata dall’essere umano, in svariati modi: al sostegno del linguaggio verbale, fino alla sostituzione stessa di quest’ultimo; utilizzandolo inoltre anche nell’espressione delle emozioni, oltre che degli atteggiamenti.
Ciò che è assai rilevante, è l’aspetto che definisce il linguaggio non verbale come non soggetto alla censura della mente. Attraverso la comunicazione non verbale, ci viene è permesso di capire cosa realmente l’altro desideri trasmettere, se non addirittura cosa in realtà tenterà di nascondere. La comunicazione non verbale ci richiama a un’attenzione ai movimenti, ai gesti, alla mimica, senza tralasciare il silenzio, il quale spesso, ha insito in sé un gran “chicchierare”.
La comunicazione non verbale e para-verbale, è fondamentale, poiché arricchisce le possibilità offerte dalla comunicazione faccia a faccia, rendendo autentico quello scambio che si genera tra le parti coinvolte.
[1] Massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana. Psicologo austriaco (1921-2007) che assieme a J. B. Bavelas e D. D. Jackson, presso la Scuola di Palo Alto, sviluppò la teoria della comunicazione umana. In questa frase, sintetizza tutta la vastità e l’importanza delle dinamiche comunicative.